Tradate - Un imponente hotel di sei piani con facciate in vetro riflettente e un super-attico adibito a ristorante panoramico, con piscina esterna e un piccolo eliporto.
Una strada di collegamento tra due "boulevard" cittadini, "spinta in parziale sottopasso", separa l'immobile commerciale da una serie di avveniristici edifici residenziali, alti fino ad otto piani e dotati di ampie terrazze fiorite, ottantasette alloggi con annessi parcheggi sotterranei raggiungibili anche dall'esterno attraverso lunghe scalinate e funzionali ascensori.
Al centro, una grande piazza pedonale corredata di ampi spazi verdi e un laghetto, sovrastata da una collina artificiale ornata a giardino pensile, un vero e proprio anfiteatro naturale ove poter ospitare manifestazioni culturali e folkloristiche, che fiancheggia il palazzo di vetro.

Quale città metropolitana o turistica potrà mai accogliere simili architetture?
Como? Desenzano del Garda? Monza? Milano 2?
No. Abbiate Guazzone. Si tratta, infatti, di un progetto preliminare di riconversione edilizia e urbanistica protocollato in Comune il 16 agosto 2012 dagli attuali proprietari dell'area Nardi, su cui sorge l'azienda Nardi Personal spa, ditta storica di Abbiate Guazzone, produttrice di pregiati volanti automobilistici in legno.
Stando agli strumenti urbanistici esistenti l'ultimo piano regolatore (PRG), formalmente decaduto il 31 dicembre 2012 in base alla Legge regionale lombarda n.12 dell'11 marzo 2005 (PGT), già proponeva nella suddetta area un "Piano di Lottizzazione (PL) residenziale di espansione, diviso in due parti separate longitudinalmente da una strada di pubblica utilità, con ampie zone da cedere quali standard urbanistici".
Ma dal 31 dicembre 2012, in mancanza di una convenzione urbanistica del piano attuativo tra la proprietà e il Comune, l'area sarebbe dunque da considerarsi come "zona bianca", ovvero come area la cui destinazione dovrà essere definita dall'Amministrazione Comunale nel nuovo PGT.
A che punto è, dunque, il PGT? A quanto pare, in alto mare. Dal dicembre 2012, infatti, nonostante le dichiarazioni a mezzo stampa sull'imminente pubblicazionedel nuovo PGT, nessun progresso è stato fatto. E pensare che, secondo le prescrizioni dei nuovi Piani di Governo del Territorio, uno degli elementi d'obbligo previsti dal legislatore consisterebbe nel coinvolgimento della cittadinanza, chiamata ad esprimersi preventivamente (non a giochi fatti) sulle scelte di trasformazione urbana della propria città. Invece, come da buona tradizione, tutto tace. Secondo indiscrezioni non confermate, si sarebbe tenuto proprio in questi giorni un incontro tra la proprietà e la Giunta comunale, per discutere dell'opportunità di dare attuazione al progetto che prevedrebbe un sostanziale incremento della volumetria esistente (<20%), e concordare gli eventuali interventi di realizzazione di opere di pubblica utilità, materiale di scambio supplementare o alternativo agli spettanti oneri di urbanizzazione.
Ma può una singola strada giustificare una tale trasformazione urbanistica? Una delle motivazioni più riportate da alcuni esponenti dell'Amministrazione, favorevoli alla concessione delle opportune autorizzazioni a procedere con il piano di lottizzazione, sarebbe la necessità di realizzare una via di collegamento tra la centrale via Vittorio Veneto e l'attuale sottopasso veicolare di via Marone, anche in funzione della prossima chiusura del passaggio ferroviario.
Un'opera che, se fosse avvalorata da un'approfondita analisi del traffico veicolare previsto in futuro per quest area (analisi oggi inesistente), potrebbe risultare certamente utile all'accesso al centro cittadino abbiatese.
Eppure non si coglie il nesso, in termini di pubblica utilità, tra la strada di collegamento e i 45.850 mc di cemento ipotizzati nel progetto, finalizzati ad un uso residenziale e commerciale del complesso edificatorio.
In un momento di crisi economica come quello che stiamo attraversando, è certamente opinione diffusa e condivisa l'idea che si debba sostenere l'iniziativa imprenditoriale finalizzata all'aumento dell'occupazione e al rilancio degli investimenti.
Ma quale successo potrà mai avere un investimento immobiliare di questa imponenza, su un territorio già ampiamente sventrato da enormi palazzi e compendi commerciali, dove non si contano più gli innumerevoli alloggi sfitti e invenduti, dove molti cantieri procedono a singhiozzo o addirittura si sono bloccati sul nascere, e dove l'operazione immobiliare-commerciale tradatese del secolo (compendio La Fornace) è lì, oggi più che mai, a mostrarne i risultati?
Si dirà che la qualità dei progetti del passato era decisamente inferiore rispetto a questa nuova proposta e che il coinvolgimento di un'archistar sarà la garanzia del suo successo; si dirà che dopo i colpi bassi subìti dall'attuale Amministrazione per scelte sbagliate del passato questa operazione possa rappresentare il rilancio in termini di immagine per la nuova Giunta, che per molti anni dovrà invece limitarsi all'ordinaria amministrazione per via dei debiti che gravano sul Comune, e che gli oneri di urbanizzazione sono necessari per via delle ristrettezze in cui versano gli Enti locali. Si dirà che è importante sostenere il settore edile, che in vista dell'Expo 2015 questo investimento può rappresentare il rilancio dell'economia locale, che la collettività potrà giovare di nuovi spazi verdi urbani, che in fondo la città avrà nuovi servizi e che forse un giorno Abbiate Guazzone potrà diventare una piccola Lugano ...
Eppure ci sembra di aver già sentito tutte queste parole ...
Noi vogliamo coinvolgere la cittadinanza per sapere cosa ne pensa, vogliamo che la questione della trasformazione urbanistica sia sottoposta a referendum consultivi e/o propositivi, vogliamo che le legittime richieste e trattative private tengano conto degli interessi generali della collettività e della qualità della vita di tutti gli attuali e futuri abitanti. Questo sì, sarebbe un ottimo investimento.
Noi non vogliamo che si ripetano gli errori del passato. Dalle scelte che verranno dipende il nostro futuro.
Il presente ne è testimonianza.