Il Governo non sa nemmeno copiare. Lo ha dimostrato spudoratamente sull'abolizione dell'Imu agricola, una nostra battaglia storica portata avanti all'insegna dello slogan "La terra non si tassa" che siamo riusciti ad imporre nell'agenda di Governo e, nello specifico, all'interno della legge di Stabilità. Una vittoria a 5stelle, che l'Esecutivo non è stato in grado di recepire in maniera fedele, tenendo conto delle complessità del settore agricolo e dei necessari parametri di equità.
Oggi il Governo ha infatti bocciato il nostro emendamento alla Stabilità che chiedeva di abolire l'Imu agricola anche per quei proprietari terrieri che affittano la propria terra, o la danno in concessione, a Coltivatori Diretti e Imprenditori Agricoli Professionali con contratti della durata di almeno cinque anni, coerentemente con la tempistica dell'erogazione dei contributi della Politica Agricola Comunitaria. Obiettivo, scongiurare il rischio che il costo dell'Imu agricola venga scaricato dai proprietari, all'interno del costo dell'affitto, sugli agricoltori che coltivano la loro terra.
Questa è una classe politica disconnessa dal mondo reale che non conosce le problematiche dei settori su cui poi prende delle decisioni. Sono stati respinti anche gli altri due "emendamenti agricoli" a firma M5S, che proponevano rispettivamente di abbassare l'Iva sulla pappa reale dal 22% al 10% e di ridurre le accise per i piccoli birrifici coerentemente con quanto previsto dalle norme europee. Il viceministro Morando ha comunicato la loro bocciatura affermando che nella legge di Stabilità ci sono già troppe agevolazioni fiscali per il settore agricolo e che non ci sono abbastanza coperture.
Per quanto riguarda in particolare i piccoli birrifici, bisogna ricordare il nostro emendamento riporta quanto già previsto da una direttiva Ue che riduce la tassa in base alle dimensione dell'impresa, ad oggi applicata in Europa da 20 paesi su 28, ma non in Italia. Non solo quindi il nostro Paese è uno dei pochi Stati europei a non aver ancora recepito la direttiva Ue per l'adeguamento dell'accisa ma, dal 2013 al gennaio 2015, l'ha addirittura aumentata da 2,35 euro a 3,04 euro ad ettolitro/grado plato. Riguardo alla pappa reale invece abbassare l'Iva sarebbe stato un primo passo per rilanciare l'apicoltura in Italia riservandole così lo stesso trattamento fiscale del miele e degli altri prodotti apistici e sottraendola alla concorrenza sleale di quella a basso costo ma di dubbia provenienza.